giovedì 26 luglio 2018

"Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico", l'ultimo libro di Maurizio Parodi



È stato pubblicato in questi giorni, per Armando editore, un brillante saggio di Maurizio Parodi: “Non ho parole. Analfabetismo funzionale e analfabetismo pedagogico”.  Il volume è inserito nella collana Avanguardia 21, curata da Antonio Saccoccio.
Quali sono le responsabilità della scuola rispetto al problema dell'analfabetismo funzionale sempre più diffuso? Il saggio di Maurizio Parodi (promotore, tra le altre cose, della campagna “Basta compiti!”) fornisce efficaci strumenti di lettura del “fenomeno” e concreti suggerimenti operativi per riqualificare didatticamente gli ambienti di apprendimento. Arricchiscono il volume una prefazione di Roberto Maragliano e una postfazione di Giancarlo Cavinato
Proprio le parole di Maragliano ben descrivono la peculiarità del saggio di Parodi:
«... per liberare la scuola occorrerebbe descolarizzare la cultura, a cominciare da quella accademica, e riconoscere che ci sono tanti e tanto diversi modi di concepire, praticare, insegnare, apprendere la parola parlata, quella letta, quella scritta. [...] Parodi ci aiuta a dirlo e farlo. [...] La forza politica di questo suo lavoro sta proprio in ciò, nel proporre, anzi riproporre una elaborazione compiuta sull’apprendimento linguistico, particolarmente feconda nel trentennio successivo alla seconda guerra. Compiuta ma dimenticata. O tutt’al più richiamata ma privata delle sue componenti critiche all’interno dei documenti istituzionali del presente. Lì, in quella elaborazione, c’è un preciso e drammatico atto d’accusa rivolto alla scuola stessa: se sono sgrammaticati, i giovani, è perché ne fanno non già poca, di grammatica, quanto troppa e troppo manualistica; se scrivono così male è perché le pratiche che si propongono loro non si confrontano, se non in minima parte, con i meccanismi della comunicazione pubblica; se leggono male è perché li si è condizionati fin dall’inizio ad associare lettura a esercizio pedante di analisi del testo. Questa pars destruens dell’impegno educativo era ben presente e forte nella letteratura scientifica e didattica cui Parodi fa sistematico riferimento. Basti pensare, per fare un solo nome, emblematico, a Célestin Freinet. Per costruire bisogna prima di tutto depotenziare la parte negativa dell’esistente. Vogliamo dirlo? Per  costruire occorre distruggere ciò che si oppone alla costruzione».