giovedì 12 marzo 2020

La scuola come dispositivo (Pier Cesare Rivoltella)

Gli storici sanno che la scuola, così come noi la conosciamo, è una creazione dello Stato moderno che funziona come un dispositivo. "Dispositivo" è termine foucaultiano che vuole dire macchina, meccanismo; il filosofo francese lo usa per descrivere il funzionamento di quelle che lui chiama "istituzioni totali", come il carcere e le case di cura. 
Dire della scuola che è un dispositivo significa dire che è una macchina il cui funzionamento serve a raggiungere determinati obiettivi: la socializzazione, la riproduzione culturale, lo sviluppo di cittadinanza e di identità nazionale. Vale per la Scuola Repubblicana in Francia, vale per la scuola italiana dalla Riforma Gentile a oggi. 
Il dispositivo-scuola funziona su alcuni assunti: la trasmissione della cultura; il rispetto dell'insegnante; l'ordine, la disciplina; il sistema dei voti a sostegno di promozioni e respinzioni. L'insegnante, come il dirigente, dentro questo dispositivo è cresciuto per anni come studente e poi si trova a operarvi come professionista dell'educazione. Il rischio che del dispositivo assuma in maniera implicita e irriflessa tendenze e caratteristiche è forte: esse si fissano come un habitus dal quale è difficile prendere le distanze. questo spiega la difficoltà della scuola ad accettare il cambiamento, la sua resistenza al nuovo. La forza del dispositivo sta nella sua capacità di riprodursi e consolidarsi senza distinzione generazionale: e infatti spesso è facile incontrare giovani insegnanti assolutamente intransigenti, molto meno flessibili e disponibili di loro colleghi con una maggiore anzianità di servizio. Anche i genitori, che spesso contestano la scuola, prendono posizione in favore dei figli proteggendoli a oltranza, nutrono diffidenza nei confronti degli insegnanti, fanno fatica a non considerare la  scuola come dispositivo: cresciuti in essa e modellati dalla scuola-dispositivo, è facile che siano i primi a non accettare una proposta alternativa proprio perché diversa da quanto introiettato in anni e anni di scuola. Eccoli allora protestare perché "si è indietro con il programma", l'insegnante non fa lavorare come dovrebbe, perché il figlio non "produce" abbastanza quaderni", perché la maestra dei figli di loro amici è "più avanti". Come si capisce, l'unica possibilità è di provare a forzare il dispositivo. Qui si ritaglia lo spazio dell'innovazione e il significato profondo dell'adozione di metodologie alternative: si tratta di scelte che, se fatte con serietà e radicalità, vanno a supporto di processi di riflessività organizzativa che non possono che portare fuori dai limiti angusti del dispositivo.

Pier Cesare Rivoltella, Un'idea di scuola

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