Uno dei miti contemporanei da sfatare è che la scuola sia sinonimo di civiltà. Ancora più errata è la convinzione che sia un segno di civiltà l'obbligo scolastico. Qualsiasi autentico libertario è allergico alla parola "obbligo", e anche se riferito alla scuola il termine risulta allo stesso modo fastidioso. Nessun individuo, nessuna istituzione dovrebbe poter imporre ai bambini e ai ragazzi di andare a scuola. Quella che viene spacciata come una grande conquista, è in realtà una grande conquista solo per chi vuole asservire l'uomo e renderlo bene integrato al sistema dominante. Se si tratta di conquistare, colonizzare l'uomo, allora di sicuro l'obbligo scolastico è lo strumento più efficace per raggiungere questo obiettivo. Ma se si parla di conquiste umane, allora le cose stanno in modo radicalmente diverso.
La scuola, attraverso l'obbligo, manifesta la pretesa (violentissima e volgarissima pretesa) di voler monopolizzare l'apprendimento, che - lo vediamo oggi con sempre maggiore evidenza - è invece il risultato di continui stimoli ricevuti e interazioni stabilite con l'ambiente esterno e molto spesso indipendenti dalla frequenza scolastica. La scuola può così stabilire, in modo assolutamente autoritario, ciò che è giusto e utile sapere e saper fare. La scuola diventa anche l'unica realtà preposta ad attribuire credibilità all'apprendimento, mediante l'emissione di titoli di studio. E chi può farsi garante di questo apprendimento scolastico e quindi del titolo di studio? Può farlo solo chi è già passato per lo stesso percorso, e ha conseguito anni prima quei titoli di studio che ora deve certificare. In questo sistema il titolo di studio viene totalmente mercificato. A scuola si apprende nient'altro che ad entrare nel circolo di produzione e consumo che caratterizzerà l'alienante vita futura. Già nel 1971 in Invece dell'istruzione, Illich affermava:
E occorre operare anche contro il valore legale del titolo di studio, che indurrà sempre a scambiare il conseguimento di diplomi e lauree per reale apprendimento.
La scuola, attraverso l'obbligo, manifesta la pretesa (violentissima e volgarissima pretesa) di voler monopolizzare l'apprendimento, che - lo vediamo oggi con sempre maggiore evidenza - è invece il risultato di continui stimoli ricevuti e interazioni stabilite con l'ambiente esterno e molto spesso indipendenti dalla frequenza scolastica. La scuola può così stabilire, in modo assolutamente autoritario, ciò che è giusto e utile sapere e saper fare. La scuola diventa anche l'unica realtà preposta ad attribuire credibilità all'apprendimento, mediante l'emissione di titoli di studio. E chi può farsi garante di questo apprendimento scolastico e quindi del titolo di studio? Può farlo solo chi è già passato per lo stesso percorso, e ha conseguito anni prima quei titoli di studio che ora deve certificare. In questo sistema il titolo di studio viene totalmente mercificato. A scuola si apprende nient'altro che ad entrare nel circolo di produzione e consumo che caratterizzerà l'alienante vita futura. Già nel 1971 in Invece dell'istruzione, Illich affermava:
Abbiamo cercato per generazioni di migliorare il mondo fornendo una quantità sempre maggiore di scolarizzazione, ma sinora lo sforzo non è andato a buon fine. Abbiamo invece scoperto che obbligare tutti i bambini ad arrampicarsi per una scala scolastica senza fine non serve a promuovere l'uguaglianza ma favorisce fatalmente colui che parte per primo, in migliori condizioni di salute o più preparato; che l'istruzione forzosa spegne nella maggioranza delle persone la voglia di imparare per proprio conto; e che il sapere trattato come merce, elargito in confezioni e considerato come proprietà privata, una volta acquisito, non può che essere sempre scarso.C'è da disperarsi, quindi, quando gli ingenui scolarizzatori, che spesso usano per sè il titolo di "progressisti" (!), si esaltano confidando in un ulteriore innalzamento dell'obbligo scolastico. L'obbligo di frequentare la scuola è probabilmente più disumano del tanto criticato obbligo del servizio di leva, se non altro perchè non ci priva di un anno, ma di intere decadi della nostra esistenza! (e le migliori!) A tutto ci si abitua, certamente, ma l'abitudine alla scuola ha dell'incredibile, dato che nessun pensiero e nessun dato ormai ci rassicura sull'indispensabilità dell'istituzione scolastica. Dobbiamo quindi operare contro l'obbligo scolastico, affinchè l'apprendimento sia liberato da un'istituzione soffocante e dirigista.
E occorre operare anche contro il valore legale del titolo di studio, che indurrà sempre a scambiare il conseguimento di diplomi e lauree per reale apprendimento.
Antonio Saccoccio
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