Giovanni Papini nacque il 9 gennaio del 1881. Di famiglia modesta, visse una fanciullezza all'insegna della solitudine. Ma sin dalla tenera età si gettò nella lettura dei libri della biblioteca paterna (Carducci, Giusti, Plutarco, Alfieri, Erasmo da Rotterdam, etc). Scriverà nel suo capolavoro Un uomo finito:
Completata la lettura dei libri del padre, passò presto alla biblioteca di Augusto Novelli, per giungere in seguito alla Biblioteca nazionale. Del momento in cui riuscì ad entrare finalmente in biblioteca (evitando dopo ripetuti tentativi il divieto di ingresso per i minori di 16 anni!) ricorderà:Per me la realtà non era quella della scuola, della strada, della casa ma piuttosto quella dei libri - là dove mi sentivo viver di più.
Dopo quel giorno ci tornai tutti i giorni, per tutto il tempo che la tediosissima scuola mi lasciava libero.
E poi:
Mi gettai a capofitto in tutte le letture che mi suggerivano le mie pullulanti curiosità o i titoli de' libri che trovavo in altri libri visti nelle vetrine e sui barroccini e intrapresi allora, senza esperienza, senza guida, e senza un qualsiasi disegno, ma con tutto il furore e l'impeto della passione, la vita dura e magnifica dell'onnisapiente.
Senza esperienza e senza guida, così si muoveva Papini tra gli sterminati volumi della biblioteca nazionale. Guidato dalla sola passione. La scuola lo annoiava. La sua sete di conoscenza trovava appagamento dove non c'era nessuno a dire cosa andava letto o ricercato. In questo modo si formò colui che sarebbe diventato pochi anni dopo uno tra i principali animatori della vita culturale e letteraria italiana dei primi decenni del Novecento. In questo modo si formò uno dei pensatori più liberi che abbia mai avuto il nostro Paese.
Antonio Saccoccio
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