E' per questo che bisogna tornare a ricordare che invece nel secolo scorso abbiamo vissuto due grandi momenti di critica autentica e totale all'istituzione scolastica e universitaria: il primo legato alle prime avanguardie e soprattutto al Futurismo (che si scagliò violentemente contro le accademie, le scuole e le università, il professoralismo), il più recente legato agli anni Sessanta-Settanta e all'ultima grande avanguardia: il Situazionismo.
E' da questo secondo momento, proprio perchè più vicino a noi negli anni, che può e deve ripartire l'analisi e la critica della scuola e dell'università.
Può essere utile, per un giovane studente e universitario di oggi, rileggere ad esempio alcune affermazioni di Mauro Rostagno, tra i protagonisti degli anni della contestazione in quell'incredibile fucina che fu la facoltà di sociologia di Trento.
Ecco uno dei punti fondamentali per Rostagno:
Lotta contro la scuola. Contro ogni tipo di scuola. Quella attuale, ma anche quella riformata. Quella arretrata, ma anche quella avanzata. Non più distinzioni tra scuola buona e scuola cattiva, tra professore buono e professore cattivo, tra autorità "tecnica" (cioè "giusta") e autoritarismo (eccessivo, da correggersi).
Il secondo punto che merita attenzione è il seguente:
La lotta contro la scuola è già lotta contro il sistema, proprio nella misura in cui quella "parte" non è attaccata per essere riformata, funzionalizzata, ma al contrario è messa in discussione in quanto tale. Lotta senza possibilità di vittoria fino a che rimane tale, e cioè lotta di una "parte" contro il "tutto". Perchè, e lo si è visto bene, tutte le altre "parti", a questo punto, ti si rivoltano contro. Repressioni e riformismo ti chiudono, e non hai più scampo. Magistratura, Polizia, Esecutivo, Partiti, Mass-Media, Corpo Docente, Chiesa, Famiglia, ecc... sono messe in movimento, in difesa, appunto, non tanto della scuola, ma del sistema stesso, che attraverso la scuola è stato messo in discussione.
Ora, se si dà una ripulita al lessico e a qualche ideologismo datato (tutta la retorica di classe può essere tranquillamente eliminata), risulta ancora drammaticamente valida la critica alla scuola condotta più di 40 anni fa. Ciò che è drammatico è l'assoluta inconsistenza delle presunte contestazioni giovanili odierne. Lo abbiamo già detto altre volte: si tratta delle tipiche rivolte postmoderne, raduni spettacolari per darsi un tono da pseudo-ribelle, farsi una gita lontano da mamma e papà, e farsi una foto da mettere su facebook. Ma al di là del giorno o dei giorni di festa (neppure così trasgressiva) non resta che l'amarezza per aver dimenticato il motivo e l'obiettivo per cui contestare e lottare. L'anestesia in cui siamo piombati è avvilente, è vero. Ma è anche vero che ci sono voluti 50 anni per riprendere le battaglie futuriste contro scuola e accademie, e ora ne sono passati quasi 50 dalle battaglie situazioniste e sessantottesche. E allora dobbiamo sperare che ribellioni come quelle se ne possano avere solo due in ogni secolo, e quindi è il caso di svegliarci perchè è giunto per noi il momento di timbrare il cartellino della rivolta anche nel secolo XXI.
Antonio Saccoccio
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