Progetto ambizioso quello di scrivere di una scuola moderna. L’insegnante (e avanguardista) Antonio Saccoccio spiega che se si vuole davvero riformare il sistema scolastico lo si deve colpire al cuore, abolendo voti ed esami
Da dove è nato il bisogno di questo saggio su Ferrer? Perché recuperare oggi questa sua esperienza?
«Il libro su Ferrer nasce da un bisogno crescente negli ultimi anni in diverse cerchie d’avanguardia e libertarie: portare la discussione sulla scuola verso argomenti decisivi.
Ferrer innanzitutto ricorda a tutti noi la vera natura della scuola, quando afferma che nel secolo XIX i governi iniziarono a sostenere le scuole “non perché sperassero attraverso l’educazione un rinnovamento della società, ma perché avevano bisogno di individui, operai, strumenti di lavoro più perfezionati affinché prosperassero le imprese industriali e i capitali a loro dedicati”. E poi comprese che bisognava battersi contro gli esami e i voti, il vero cuore del sistema-scuola. Bisogna colpire il sistema al cuore, se si vuole cambiarlo».
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Quale orizzonte di scuola lei scorge dall'attuale fase storica?
«Io credo che nel futuro che ci attende (che potrà essere tra 15 anni, forse 30 o 40) non ci sarà bisogno di luoghi deputati per l’educazione, perché la Rete globale ci sta mostrando l’ideale di un mondo in cui si apprende costantemente senza bisogno di essere continuamente forzati all’istruzione. Tutto il mondo sarà di nuovo a disposizione del nostro desiderio di conoscere e della nostra curiosità, e questo sì che sarà la realizzazione dei migliori sogni anarchici. Credo quindi che sia destinato a cadere presto e miseramente tutto l’orrendo corredo di questionari, test, schedature, griglie. Abbiamo attraversato una fase storica in cui tutto ciò ci è sembrato giusto e necessario. Oggi tutto questo mondo (il mondo della misurazione fredda e meccanica) è entrato davvero nella sua fase terminale».
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